Come ci parla il gatto? Ecco come capire la “tigre” domestica

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Linguaggio Gatti

Credete di capire ciò che vuole il vostro gatto? Oppure tra voi e lui non c’è intesa? Beh, c’è da dire che le ”tigri domestiche” sono davvero molto lunatiche ma…secondo alcuni studi, si può eccome.

Non parlano italiano, ma i nostri pelosi sanno bene come farsi capire da noi attraverso la comunicazione corporea. Coda, orecchie, baffi, occhi, versi e posture sono fondamentali per interpretare ciò che il gatto sta cercando di dirci.

‘Miao’ vuol dire ‘Ciao’?

Miagolare per un gatto significa richiamare l’attenzione. Secondo alcune teorie infatti il gatto ha appreso ad utilizzare diverse vocalizzazioni a seconda di ciò che sta cercando di dirci. In pratica più che essere noi ad interpretare il nostro gatto, è lui che ha capito come esprimersi per farsi capire. I miagolii continuati, per esempio, servono per dirci che ha fame o che, se ripetuti davanti ad una finestra, vuole uscire. Cambia anche la tonalità in relazione all’importanza conferita all’oggetto verso il quale il gatto sta puntanto la sua attenzione: più acuta se intimorito o infastidito, più bassa se impaurito o a disagio. I suoni emessi da Micio sono però anche altri, come i righi e i soffi che indicano una situazione percepita negativamente e possono anticipare una lite e sono spesso accompagnati da un ‘rigonfiamento’ del pelo. Quanto alle fusa, anch’esse possono avere significati differenti e variano con il contesto, dal desiderio di coccole fino al disagio. I gatti apprendo sin dalla nascita ad emettere questi suoni e, se nei primi periodi della vita servono per ‘parlare’ con la mamma, successivamente vengono emessi per comunicare con i conspecifici e con noi.

I want you

Si dice che il gatto non possa essere definito ‘nostro’, piuttosto siamo noi ad essere considerati una ‘sua proprietà’. A farcelo capire, per alcune teorie, è lo strusciamento del suo corpo su di noi che rappresenterebbe una vera e proprio marcatura interpretata, spesso erroneamente, come desiderio di coccole. Il contatto fisico diretto non è di primario interesse del gatto che tende ad aprirsi con chi ha saputo dimostrare di essere capace di rispettare i suoi spazi e tempi. Capita così che, in un momento di intimità, il gatto faccia ‘la pasta’, quel movimento di zampe che da cuccioli serve per richiamare il latte della mamma.

Un coda loquace

Sinuosa, morbida, ma soprattutto loquace è la coda del gatto.
– morbida, bassa: il gatto è tranquillo e rilassato
– dritta o dritta con la sola punta piegata: il gatto è attento, sta salutando qualcuno che conosce ed è contento
– dritta e ‘gonfia’: il gatto è irritato, sta provando un’emozione forte che può precedere un attacco o una fuga
– bassa e ‘gonfia’: il gatto si trova in uno stato emotivo spiacevole, di disagio
– in movimento, lateralmente: il gatto è attirato da qualcosa, sta studiando il da farsi e si prepara ad avvicinarsi
– bassa, quasi tra le zampe: il gatto è intimorito, sta vivendo emozioni negative

La normalità dell’abitudine

Oltre ad osservare la comunicazione corporea del vostro gatto, per capire il suo stato emotivo o fisico, è necessario far caso al cambiamento di alcune abitudini che possono rappresentare un segnale di allarme:
– si trascura, non si lava e il pelo è sempre più sporco
– si gratta/ si mordicchia continuamente fino a togliersi il pelo
– fa i bisogni fuori dalla lettiera
– non mangia
In questi casi il consiglio è di portarlo dal veterinario.

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