”La seconda stagione di ‘Narcos’ mente su mio padre Pablo Escobar: ecco 28 errori”

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L’ha definito “un insulto per la storia di un’intera nazione”: il figlio del narcotrafficante Pablo Escobar, Sebastián Marroquín, ha espresso tutto il suo disappunto per gli errori e le sviste presenti nella seconda stagione di “Narcos”, serie tv incentrata proprio sulla vita del padre. In particolare, sarebbero 28 gli sbagli più gravi, che Marroquín ha elencato in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Non è vero, ad esempio, che lo zio Carlos Henao era trafficante di droga, anzi: era un architetto. Non è vero neanche che Pablo Escobar alzava la voce con i suoi genitori: “Non c’è mai stata una conversazione con quel tono di voce”, scrive il figlio. Falsa è anche la squadra che, secondo gli autori del telefilm, tifava Escobar.

Sebastián Marroquín ha sempre dimostrato di voler raccontare la verità sul conto del padre: nel 2009 ha raccontato le sue vicende in un documentario argentino dal titolo “Sins of My Father”, in cui si è anche scusato con i figli di alcune vittime uccise da Escobar durante il suo regno del “El Patron del Mal”, ossia durante gli anni in cui, con il suo Cartello di Medellín, controllava gran parte della droga che entrava negli Stati Uniti, Messico, Portorico, Venezuela, Repubblica Dominicana e Spagna. Nel 2014, Marroquín ha pubblicato un libro, “Pablo Escobar: My Father”, sulla sua vita, e lanciato una linea di prodotti.

Ecco le 28 sviste presenti nella seconda stagione di “Narcos”, secondo il figlio di Escobar:

1. “Carlos Henao (RIP) era il mio zio materno e non era uno spacciatore come è stato dipinto nella serie. Era un grande uomo, un instancabile lavoratore, onesto, nobile e un buon padre per la sua famiglia. Un buon amico per mia madre. Era un architetto che ha aiutato a costruire alcune delle case, delle strade e dei ponti e l’hacienda Napoles, ma non è mai stato coinvolto in attività illegali. […] Nonostante Netflix abbia malignato su di lui, Carlos Henao non era uno spacciatore e non viveva a Miami. È stato rapito e torturato insieme a Francisco Toro, un altro uomo innocente. È triste vedere che Netflix ha mostrato così tanti cadaveri ma ha dimenticato di pubblicare le immagini di mio zio Carlos torturato, anche se erano lecite e pubbliche. Non contenti, però, lo hanno posto in un altro momento e in un altro posto nella storia di mio padre e hanno fatto sembrare che la sua morte fosse stato il prodotto di un confronto legittimo tra polizia e narcos, quando in realtà è stata un’ingiustizia, e questo viola il suo buon nome, l’onore di un uomo molto caro e rispettato a Medellin. Un uomo irreprensibile dall’inizio alla fine”.

2. “Mio padre non tifava Atlético Nacional, ma Independiente Medellín. Se gli autori non sanno la squadra preferita di Pablo, come possono raccontare il resto della storia e farla passare per vera?”.

3. La Quica è stato arrestato il 24 settembre 1991 a New York al tempo della fuga di mio padre da La Catedral. È stato arrestato negli USA a causa di una serie di documenti falsi. Ma è stato poi ingiustamente accusato e condannato per l’attentato al volo proveniente da Avianca e che uccise più di 100 persone e sul quale si pensava ci fosse il successore di Luis Carlos Galan, Cesar Gaviria. La Quica non giocò alcun ruolo in questo affare. L’attentato fu ad opera di Carlos Castaño, sotto l’ordine di mio padre”.

4. A differenza di come si vede nel telefilm, sulla fuga dal La Catedral, il figlio di Escobar scrive: “Lo scontro non fu così grande, solo un carceriere morì. Mio padre non ebbe nessun aiuto dalla legge per scappare. La fuga fu pianificata fin dal momento in cui la prigione fu costruita. Scappò quando venne a sapere che l’accordo di non trasferirlo non era più applicabile a lungo”.

5. “Limon era un dipendente di Roberto ‘Osito’, il fratello più grande di mio padre. Ha lavorato per lui come autista per 20 anni. Non è stato reclutato dopo dalla mia famiglia, ma molti anni prima”, scrive il figlio di Escobar. E alla fine Osito ha collaborato con la DEA dopo alcuni contrasti sorti nella famiglia.

6. Non è vero che i cartelli di Medellìn e Cali negoziarono per spartirsi il traffico di coca a Miami e New York. Il mercato della droga era così grande che c’era spazio per entrambi.

7. Non fu la Cia a proporre ai fratelli Catalano di creare Los Pepes, il gruppo paramilitare che lottava contro Escobar. La proposta fu del narcotrafficante Fidel Castaño con la complicità del cartello di Cali.

8. La madre di Marroquin non ebbe mai una pistola e non sparò mai.

9. “Mio padre non uccise personalmente il colonnello ‘Carrillo’, come lo chiamano nella serie”, scrive il figlio di Escobar a proposito dell’omicidio del capo della polizia colombiana. Vero è, però, che attaccò la polizia colombiana a più riprese. “Non sono orgoglioso delle violenze di mio padre”, aggiunge.

10. Pablo Escobar ordinò di uccidere i suoi collaboratori Galeano e Moncada. Ma su quest’ultimo cambiò idea all’ultimo momento. Ormai, però, era troppo tardi. “Questo fu uno degli eventi cruciali nel determinare poi la caduta e la fine di mio padre”, scrive.

11. Pablo Escobar, negli ultimi tempi della sua vita, era solo. Non era circondato dalla sua banda, come si vede nel telefilm. Al suo fianco aveva solo Angelito e Chopo.

12. Dopo la fuga dalla prigione, non viveva in ville, ma in baracche.

13. La storia di Leon è una bugia. Non visse mai negli Usa. Fu fedele al narcotrafficante per tutta la vita e morì combattendo per il suo capo, cosa che non appare nella serie.

14. “Mio padre non trattò mai male la gente di Cali”, scrive. Anzi, sottolineò in varie circostanze che sua moglie e parte della sua famiglia venivano da quell’area.

15. Ricardo Priscus era già morto: il criminale non sarebbe vissuto nel periodo storico mostrato da Narcos 2.

16. Pablo Escobar non attaccò mai la figlia di Gilberto Rodriguez al suo matrimonio e nemmeno i membri della sua famiglia. Tra loro c’era un patto che escludeva violenze reciproche.

17. “Mio padre non ci ha mai obbligati a vivere nascosti come lui. Anzi – scrive il figlio – pensava, come mia madre, che l’educazione e le altre opportunità fossero il meglio per noi”.

18. “Siamo stati coinvolti in una sparatoria con lui, ma non nel modo mostrato dalla serie”, aggiunge.

19. Lo scontro, secondo la serie, avvenne nel 1993, mentre i fatti reali accaddero tra il 1988 e il 1989.

20. La madre di Escobar tradì Pablo e si alleò con Roberto. Secondo Marroquin questo episodio è raccontato in maniera dolce ed edulcorata, un tono di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

21. “Il viaggio in Germania non fu così. La mia nonna paterna non viaggiò con noi”, scrive.

22. La procura non li aiutò così tanto. Nella procura della Colombia c’erano infatti infiltrazioni del cartello di Cali. Pertanto la famiglia Escobar non ricevette molti aiuti come sembra in Narcos 2.

23. Virginia Vallejo era così innamorata da rifiutare i soldi di Escobar? Secondo il figlio, ci sono due errori: prima di tutto, la giornalista non parlò mai con la moglie di Escobar dopo la fuga da La Catedral. Inoltre non vedeva Pablo da almeno dieci anni. Virginia era anche amante di vari boss del cartello di Cali.

24. Nelle ultime chiamate all’hotel Tequendama, dove la sua famiglia alloggiava, Escobar si presentava con nome e cognome, identificandosi, come per farsi trovare. Secondo il figlio, voleva morire e fu lui stesso ad uccidersi.

25. Nessun giornalista fu ucciso di fronte all’Hotel Tequendama.

26. “Mio padre non ha mai trattato male i suoi genitori. Non è mai esistita tra loro una conversazione con questo tono o in questo senso”.

27. Dopo la morte di Escobar, la moglie fu convocata a un incontro del cartello di Cali. A salvare lei e i figli non fu il signore della droga Gilberto Rodriguez ma il fratello Miguel.

28. Nella serie, la madre di Escobar lo avvisa del tradimento di sua moglie. In realtà fu lei a contattare il cartello rivale di Cali.

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