Così potremmo risolvere la fame nel mondo… [FAI GIRARE]

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Risolvere la fame nel mondo

Il riso è uno degli alimenti più consumati sul pianeta Terra…ma non basta per tutti.  Eppure potrebbe essere la chiave per risolvere il problema della fame nel mondo.

Un team internazionale di ricercatori è riuscito infatti a sequenziare il genoma completo del riso africano, scoprendo importanti informazioni genetiche che potranno aiutare agricoltori e scienziati a dare vita a varietà più resistenti alla siccità e alle sostanze inquinanti.

Il “super riso“, secondo la ricerca pubblicata sulla rivista “Nature Genetics“, sarà in grado anche di sfamare la popolazione in aumento.Si stima che raggiungeremo i nove miliardi di persone nel 2050 – affermano gli autori dello studio – la necessità di una seconda ‘green revolution’ in grado di selezionare vegetali che offrano rese due o tre volte superiori alle attuali e che richiedano limitate esigenze di acqua, di fertilizzanti e di pesticidi è sempre più pressante. In questo senso, il riso è una delle specie più promettenti“.

La strabiliante ricerca è stata condotta dai ricercatori della University of Arizona con la partecipazione dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Università di Pisa, che ha permesso di tracciare la storia evolutiva del riso africano, “Oryza glaberrima” e del suo progenitore “Oryza barthi”. “Ora che conosciamo la sua storia e il suo genoma completo possiamo identificare e utilizzare meglio quei tratti che ci interessano“, spiegano i ricercatori.

Ma perché è così importante studiare il riso africano? A differenza di quello asiatico, la varietà africana si adatta meglio a suoli aridi e a condizioni ambientali sfavorevoli, come la siccità. Studiando la sua arma segreta, nascosta nei suoi geni, dunque, si può scoprire come rendere altre specie di riso altrettanto resistenti.

Un passo in avanti che potrebbe contribuire a risolvere il problema della fame nel mondo. “Il riso nutre metà pianeta – spiega Rod A. Wing, direttore dell’Arizona Genomics Institute – ma nel 2050 saremo molti di più. Ora abbiamo la possibilità di creare una varietà che sia più resistente e che aiuti a prevenire carestie e malnutrizione“. “Per decenni abbiamo promosso il riso asiatico per la sua ‘abbondanza’ – spiega Judith Carney della University of California – ora è tempo di unirlo alla ‘resistenza’ di quello africano“.

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